L’Ossessione Per Le Parole - la seconda sortita editoriale di Ricci - è un’espressione di questa bibliomania, che l’immediatezza di Tumblr può a malapena scalfire. Questo libriccino di capitoli brevi ma densi, parte come un ambizioso un tentativo da parte di esporre le proprie influenze non solo letterarie ma anche cinematografiche e musicali. Il risultato è - come ho detto io stessa ad Angelo in una conversazione su Twitter, ‘ un pozzo di ispirazione da cui attingere’.
Se la descrizione vi pare ancora un po’ vaga, avete ragione; e allora, chi meglio dell’autore stesso può spiegarcelo?
1) Angelo, ribadisco la mia definizione di ‘L’Ossessione Per Le Parole’ come ‘pozzo di ispirazione a cui attingere’. Cosa ti ha spinto a condividere con i tuoi lettori le tue influenze? La mossa più ovvia dopo ‘Notte di Nebbia in Pianura’ sarebbe stato un altro romanzo, ma ho l’impressione che tu non sia uno che scelga la strada più battuta. O sbaglio?
Angelo: Non sbagli. Infatti non mi piace scegliere la strada più battuta. Tuttavia scrivere ‘L’Ossessione Per Le Parole’ non è stato difficile e non credo rappresenti nemmeno una scelta controcorrente. Semplicemente da qualche anno scrivo di libri sul web. Lo faccio con molta leggerezza e non ho certamente la pretesa di dire parole definitive o di mostrare verità rivelate che non ho mai posseduto. Sono cose queste che lascio volentieri a chi quelle parole definitive crede di poter dire o a chi quelle verità rivelate crede di avere. Quando scrivo di libri non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di avere una qualsivoglia competenza letteraria. Sono soltanto un passante distratto che legge qualche libro ogni tanto e che, da ogni libro che ha letto, cerca di trarre non una recensione, ma un piccolo racconto che racchiuda le sensazioni che quel libro mi ha dato e le coincidenze e i raccordi che quel libro inevitabilmente condivide con tutti gli altri libri.
Ecco, ‘L’Ossessione Per Le Parole’ è nata proprio dall’esigenza di andare in cerca di quelle connessioni che uniscono tutte le storie.
2) In un passaggio di Ossessione, citando Flaubert parli della distinzione tra il leggere per divertimento (‘il leggere dei bambini’, per istruirci (‘degli ambiziosi’) e infine il leggere ‘per vivere’. La consapevolezza di appartenere a questa terza categoria ti fa accettare una triste realtà, che cioè non riusciremo mai a leggere tutto ciò che vorremmo leggere, e che ci saranno sempre zone inesplorate, come una carta geografica del XIX secolo. Quali sono, nel caso tuo, le zone inesplorate? Ti confesso che dopo avere finito ‘Ossessione’ sono stata colta da un complesso di inferiorità incredibile nei tuoi confronti, perché la tua ‘mappa’ a me sembra esplorata eccome. E penso mi darebbero ragione anche la maggior parte dei tuoi lettori.
2) In un passaggio di Ossessione, citando Flaubert parli della distinzione tra il leggere per divertimento (‘il leggere dei bambini’, per istruirci (‘degli ambiziosi’) e infine il leggere ‘per vivere’. La consapevolezza di appartenere a questa terza categoria ti fa accettare una triste realtà, che cioè non riusciremo mai a leggere tutto ciò che vorremmo leggere, e che ci saranno sempre zone inesplorate, come una carta geografica del XIX secolo. Quali sono, nel caso tuo, le zone inesplorate? Ti confesso che dopo avere finito ‘Ossessione’ sono stata colta da un complesso di inferiorità incredibile nei tuoi confronti, perché la tua ‘mappa’ a me sembra esplorata eccome. E penso mi darebbero ragione anche la maggior parte dei tuoi lettori.
Angelo: Quella definizione di una mappa personale delle letture rappresentata come una carta geografica del XIX secolo che, inevitabilmente, riporta aree inesplorate, me la diede, in un freddo e nebbioso pomeriggio invernale di diversi anni fa, il grandissimo Mino Milani. Ed è stata una delle più belle a affascinanti definizioni che io abbia mai sentito. L’impossibilità di leggere tutti i libri è una maledizione che ogni lettore forte porta con sé. Ma è una maledizione molto letteraria, una maledizione che va accettata. A suo modo è un paradigma della vita. Come tutti i lettori anche la mia mappa presenta vaste zone inesplorate che non avrò mai il tempo o la forza di conoscere.
Un esempio di una mia zona letteraria inesplorata? Non ho mai letto Proust (ma prima o poi quella zona cercherò di esplorarla, per Dio!).
3) Torniamo un attimo indietro. Tempo fa ho recensito Notte di Nebbia in Pianura - un libro che contiene, tra i protagonisti principali, anche un ex-avvocato diventato televenditore. Sei anche tu un avvocato: quanto di autobiografico possiamo trovare in questo personaggio? E se sì, qual è stato il tuo ‘vendere’?
Angelo: Certamente, e direi inevitabilmente, c’è sempre in ciò che si scrive qualche elemento autobiografico. Magari non riferibile alle azioni dei personaggi, ma a certe loro sensazioni, a un certo loro porsi di fronte alla vita. Nel personaggio che tu citi non c’erano elementi autobiografici diretti, ma ho infuso in lui un certo disincanto e una certa disillusione nei confronti della vita e degli altri, disincanto e disillusione che ritrovo anche in me. Forse è stato questo il mio ‘vendere’.
4) Sia in Notte di Nebbia in Pianura che in Ossessione, la nebbia appare come immagine ricorrente della tua ispirazione. Anch’io provengo da lande nebbiose (seppure del Nord-Est) e vivendo in Inghilterra, la nebbia mi manca moltissimo (qui non sanno nemmeno cosa sia, la vera nebbia!). Ho letto Notte di Nebbia in Pianura prima di tutto per il titolo. Secondo te uno scrittore può mai scrollarsi di dosso il ‘suo’ clima? Se Angelo Ricci vivesse in Sicilia per qualche anno, gli scorrerebbe ancora la nebbia nelle vene?
Angelo: Ti rispondo che in quel romanzo il vero personaggio principale era proprio la nebbia. E’ una cosa che mi disse il mio editore, dopo aver letto il manoscritto. Io non me n’ero accorto. E questo ti dimostra quanto, come dici tu, la nebbia (e quindi la mia terra) mi scorra nelle vene, al punto da esserne, senza nemmeno rendermene conto, assuefatto.
5) Il tuo ultimo libro ha un titolo a dir poco intrigante: Borges Aveva un Tumblr. Anche Angelo Ricci ha un Tumblr: spiegami cosa ti affascina di questa piattaforma di microblogging, e che cosa possiamo aspettarci dal tuo terzo libro.
Angelo: Tumblr è un modo di essere. E’ una piattaforme che ho scoperto qualche anno fa. Ho capito che non era soltanto una banale content curation o l’ennesima incarnazione social del web. Tumblr permette la creazione articolata di una personalità costruita con i tuoi interessi. In particolare il suo uso fa di ogni appassionato di letteratura un personaggio degno (vittima, forse) di un’autodafé alla Elias Canetti. In questo senso è forse il livello esponenzialmente più estremo e affascinante di quella realtà virtuale cantata da William Gibson. Tumblr si incarna in noi e, attraverso i contenuti che immettiamo, fa di noi gli artefici di una storia che unisce tutte le altre storie. Borges è stato il più grande esploratore di connessioni fra tutte le storie e se oggi fosse ancora tra noi avrebbe certamente un Tumblr. ‘Borges aveva un Tumblr’ è una creazione forse scellerata, forse sperimentale. E’ un work in progress, è una testimonianza destrutturata che guarda alla destrutturazione del web, cercando però con pazienza estrema un filo conduttore.
6) [Siamo giunti alla fine delle 5 domande, ma ‘baro’ con una no. 6] - Non avendo ancora letto ‘Borges’ non abbiamo potuto discuterlo in dettaglio in questa intervista. Posso contare su un ‘bis’ ‘prossimamente - su Whisky Andati’?
Angelo: Certamente!
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